Humanification vs Tecnologia, vince la persona



Siamo in un momento storico in cui la tecnologia è sempre più presente e impattante nel mondo del lavoro e nelle nostre vite. Si parla ormai da tempo di Industria 4.0, siamo nell’era dei Big Data, dove dietro a decisioni importanti si celano algoritmi complessi, vere e proprie scatole nere che si sostituiscono ai processi decisionali umani, anche se con risultati a volte non proprio eccellenti, come evidenziato dalla puntata di Report del 6 novembre scorso.

In un panorama in cui ci sono aziende che si basano su algoritmi per decidere chi assumere e chi licenziare, si è da poco concluso il World Business Forum che si è tenuto a Milano il 7-8 novembre scorsi. Il titolo di quest’anno è stato “Humanification: mettiamo le persone al centro, oggi e sempre”. Ma che cos’è l’humanification? Come scrive Christian Benna su Repubblica è “la nuova parola d’ordine che comincia a imporsi come argine al fiume in piena della digitalizzazione che sta attraversando tutta la nostra società”.

È un nuovo movimento che pone l’uomo al centro dei processi aziendali e che vede la tecnologia come mero strumento in grado di liberarlo dalle incombenze meno gratificanti del lavoro. Soprattutto tra le grandi aziende è avvertita in modo forte l’esigenza di rimettere davvero la persona al centro, cercando di ribilanciare l’equilibrio tra uomo e tecnologia e restituendo al lavoratore quelle insostituibili qualità che sempre più saranno richieste nel mondo del lavoro, secondo quanto afferma una ricerca commissionata dal World Business of Ideas a Manager Italia: la creatività, l’empatia, il problem solving e l’intraprendenza.


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